Il 17 Aprile prossimo si svolgerà il referendum sulle trivellazioni e molti non conoscono bene l’argomento ed i quesiti referendari, e ciò aiuta coloro i quali vogliono fare cattiva informazione elaborando degli slogan populistici e di facile presa nell’opinione pubblica ignara dell’argomento.
Il referendum si rivolge non a nuove perforazioni ma alla durata di quelle già esistenti in mare aperto ed entro 12 miglia dalla costa.
Se dovessero vincere i Sì, alla scadenza della concessione, solitamente di 30 anni, si dovrebbero cessare tutte le attività anche se nel sottosuolo fosse ancora presente una ingente quantità di gas metano.
Ho parlato di gas metano perché la quasi totalità delle piattaforme petrolifere estrae gas metano, un gas assolutamente non inquinante che tra le altre cose serve per il riscaldamento delle abitazioni.
La cessazione delle estrazioni di gas metano provocherebbe una crescente importazione di tale materia prima con un incremento del traffico navale di navi gassiere, alla faccia dell’ambientalismo più volte richiamato negli slogan che accompagnano tale referendum e provocherebbe anche un maggior costo nella bolletta del gas.
Inoltre non esiste alcuna connessione tra le estrazioni di gas e petrolio ed i terremoti. Le dinamiche che inducono i terremoti sono ben altre ed i promotori di tale referendum farebbero bene, invece di dire cose di cui non hanno conoscenza, ad andare a studiare un po di geologia.
Fabrizio Citarrella